sabato 7 settembre 2013

Lo spettro nell'acqua

Lo spettro nell'acqua


Poco alla volta le onde si calmano, la superficie dell'acqua torna liscia e il riflesso si ricrea dove era scomparso l'ultima volta. Un viso di rara bellezza, capace di far innamorare chiunque lo vedesse, chiunque lo scorgesse anche solo di sfuggita... uomo o donna, bimbo o anziano. Chiunque.
Il ragazzo cui apparteneva quel riflesso, Narciso, rimase a specchiarsi per qualche minuto sulla superficie dell'acqua.
Ma oltre alla smisurata bellezza, Narciso poteva scorgere ben altro. Aveva sempre considerato l'immagine riflessa un semplice mezzo per ammirare se stesso, ma quel giorno capì che negli occhi specchiati dall'acqua riusciva a vedere molto più in profondità, nella sua anima. Poteva individuare uno ad uno ogni sentimento che aveva provato nell'ultima ora: in principio, era la rabbia. Poi il rimorso, tristezza che diventa disperazione e autocommiserazione che si tramuta in odio verso se stesso.
Infine, dopo aver corso senza meta nel bosco in cui lui e il suo migliore amico erano soliti andare a caccia, aveva raggiunto il lago in cui adorava specchiarsi per adorare la sua figura. Ma quella volta non si riconobbe.
Per quanto si sforzasse, la sua identità sembrava essergli sfuggita come sabbia fra le dita ed era incapace di capire chi fosse realmente, a chi appartenesse quel bel viso davanti a lui.
<< Aminia... >> disse a bassa voce, quasi sussurrando.
Prese velocemente fiato e immerse il volto nel lago. Si dice che l'acqua sia vita, che sia simbolo di purezza e che possa quindi lavare i nostri peccati.
Restò qualche secondo, poi riafforò e non appena l'acqua si calmò ricominciò subito a specchiarsi sperando di riconoscersi. Ma lì, davanti a sé, ogni volta trovava solo quel mostro che aveva ucciso un uomo. Quel mostro che aveva rifiutato Aminia, il suo migliore amico, segretamente innamorato di lui e lo aveva spinto a togliersi la vita.
Non c'era nessun altro nell'acqua. Nessun altro.
<< Aminia! >> ripetè, sperando che l'amico comparisse ancora vivo e lo perdonasse.
Immerse di nuovo il volto nelle gelide acque che, come prima, gli davano la sensazione di avere un cappio intorno al collo. Stavolta vi rimase più a lungo, fino a realizzare che quelle percezioni erano invece ciò di cui aveva bisogno.
Tornò fuori, aspettò che l'acqua si calmasse e finalmente lo trovò: il suo volto. Finalmente si riconobbe... Narciso, il mostro di smisurata bellezza. L'altro, il bel ragazzo, o ciò che ne rimaneva, era ormai solo uno spettro imprigionato dalle onde del lago.
Sospirò ancora una volta, ormai afflitto dal peso di ciò che era diventato. Immerse infine il suo volto nell'acqua e poi si lasciò scivolare dentro, sempre più giù.
I suoni vennero soffocati e la luce si fece sempre più debole. Arrivato in fondo, Narciso provò per un breve istante che le speranze perdute gli fossero state interamente restituite. Un'illusione che durò solo un breve ma intenso istante.