lunedì 31 dicembre 2012

So this is Christmas

So this is Christmas


In lontananza il rumore di spari che lacerano l'aria. Nicholas si volta, ma i palazzi gli bloccano la visuale. Dopo pochi minuti la sparatoria è già terminata.
“Ribelli!” esclama con arroganza un suo compagno. “Mai una volta che se ne stiano calmi...”
“Lenny, smettila di lamentarti” fa un altro soldato lì vicino a lui, “e passami la mappa”.
“La mappa la tengo io, Johnny. Tu pensa a guardare avanti e cerchiamo di finire alla svelta questa ricognizione”.
I tre militari avanzano per le vie deserte di una città afgana, ormai evacuata dall'esercito americano. Il loro è un semplice pattugliamento, nulla di pericoloso o straordinario.
“Nick, muoviti!” urla all'improvviso Lenny dopo che si è accorto che il loro compagno era rimasto fermo a fissare il vuoto, o meglio, i palazzi che lo coprono.
Il soldato raggiunge velocemente i due compagni e riprende la ricognizione. Lenny, sempre lui, si lamenta bofonchiando qualcosa come “Che palle” o, a bassa voce per non farsi sentire da Nick, “Mezzasega...”
Il terzo si gira un secondo e allargando le labbra in un sorriso dice: “Su ragazzi, sapete cosa mi tira su? Il pensiero che tra un mese sarà Natale e finalmente potremo tornare dalle nostre famiglie!”

So this is Christmas
And what have you done
Another year over
And a new one just begun.

È bianco dappertutto. Neve, fredda, che come un lenzuolo ricopre la superficie della terra e sembra avvolgerla in una calda sensazione di armonia. È la vigilia di Natale e in un piccolo paesino della periferia americana le famiglie hanno organizzato una guerra di palle di neve. Genitori contro figli.
I bambini stanno tutti ammucchiati dietro un muretto.
“Dai, dobbiamo vincere” esclama quello un po' più cicciottello.
“Ehi Mark, hai saputo che uno dei nostri babbi si è vestito da Babbo Natale?” chiede uno.
Un altro ancora fa eccitato: “Ci sarà Babbo Natale?!”
Quest'ultimo ha un forte accento straniero. La sua pelle è poco più scura di quella di tutti gli altri bambini assieme a lui e indossa un cappotto un po' troppo grande per il suo fisico mingherlino. Nei suoi occhi c'è una luce particolare, quella di un fanciullo che vede per la prima volta quel rassicurante e giocoso manto bianco.
“No, Hassan” risponde Mark il cicciotello con un largo sorriso in faccia. “Non è quello vero. Quello vero verrà stanotte a portare i regali, ma lui non si fa mai vedere”.

And so this is Christmas
I hope you have fun
The near and the dear one
The old and the young.

“Tu perché una famiglia ce l'hai” ribatte Lenny col suo solito tono. “Io sono mesi che non vedo un po' di pelo”.
“Beh,” si intromette Nick “finora hai trattato con più delicatezza il tuo fucile”.
“Bada a come parli di Mary Jane Fica-rotta” risponde l'altro sarcastico, imbracciando la sua arma e mettendola bene in vista. Un secondo dopo uno sparo e Lenny cade a terra.
“UN CECCHINO!” grida Johnny prima di cominciare a sparare alla cieca, cercando di bloccare il nemico ovunque esso sia. Nick prende sottobraccio il compagno ferito e lo porta al riparo dietro un muro.
Johnny li raggiunge subito dopo e controlla immediatamente la ferita alla spalla destra.
“Pare che non abbia preso né l'osso né le vene principali” annuncia tra le urla di dolore e le imprecazioni del colpito. “Sei stato fortunato, la pallottola è entrata e uscita. Qualche benda dovrebbe bastare finché non torniamo al campo”.
“Io non ci torno al campo senza la testa di quel figlio di puttana!” sbotta Lenny. “Nick! Scova quel bastardo e bloccalo, lo voglio ammazzare io stesso!”
“Ho capito” risponde il soldato. Si toglie l'elmetto e lo posiziona sulla canna del suo fucile, dopodiché si avvicina al ciglio del muro e lo fa uscire lentamente allo scoperto. Dopo pochi secondi un altro sparo fa volare via l'elmetto di Nick. Il soldato si sporge appena nella direzione da cui è venuto il proiettile e scorge alla finestra del secondo piano di un edificio poco lontano la sagoma di una persona.
“L'ho beccato” annuncia ai compagni un attimo prima di mettersi in marcia. Il militare si muove velocemente verso una strada parallela e da lì aggira un piccolo isolato che lo copre alla vista dell'avversario, fino a raggiungerne la postazione.
Entrato nel palazzo Nick sale le scale cercando di far meno rumore possibile e trova una porta socchiusa, l'unica in tutto il piano. La apre spingendola appena con il calcio dell'arma e lo vede: il becchino è appostato alla finestra, in piedi su una sedia.
Il cuore del soldato americano viene attraversato da un insieme di sensazioni che vanno dal dispiacere al disgusto, dalla rabbia alla sorpresa. Senza volerlo si lascia scappare una frase: “Cristo, sei solo un bambino...”
Il piccolo cecchino si gira di scatto, ma il fucile di precisione è quasi più grande di lui che, nel movimento brusco, gli fa perdere l'equilibrio e cade a terra, perdendo la presa sull'arma.

And so this is Christmas
For weak and for strong
For rich and the poor ones
The world is so wrong.

Le palle di neve volano in aria in più direzioni, come impazzite. Alcune prendono in pieno i bimbi, altre i grandi. Mischiate in un unico coro, urla di gioia e risate richiamano l'attenzione degli anziani che vivono lì nei dintorni, affacciandosi per osservare divertiti anche loro.
È tanto raro trovare o riuscire a crearsi nella vita di tutti i giorni un'occasione del genere come quella piccola guerra, che trasmette nell'aria una palpabile sensazione di umanità e serenità.
Il piccolo Hassan non sbaglia un colpo: tutte le palle di neve che lancia contro i suoi amici vanno a segno. Fra un tiro e l'altro cerca con lo sguardo suo padre, quando infine trova qualcun altro.
È lì, in piedi in mezzo alla mischia. Un omone alto, vestito di rosso e con un cappello – rosso anch'esso – con un ponpon bianco in cima. Una folta barba bianca e in mano una palla di neve pronta ad essere lanciata contro il primo malcapitato.
Finalmente Hassan incontra Babbo Natale.

And so happy Christmas
For black and for white
For yellow and red ones
Let’s stop all the fight.

Il bambino soldato è ancora a terra, tremante per la paura. Ogni tanto prova ad allungare il braccio per recuperare il suo fucile, ma ogni volta gli pare più lontano.
“Diamine, non voglio farti del male” dice Nick. “Riesci a capire?”
Il piccolo osserva il militare americano, incapace di comprendere. Con il terrore negli occhi impossibile da nascondere, pronuncia qualche parola in afgano.
L'uomo allora poggia la sua arma al suolo e poi porta le mani all'altezza del petto, aprendole in direzione del bambino. Questo capisce e si rialza con circospezione.
“Ecco” dice ancora Nick. “Andrà tutto bene”.
BANG
Un getto di rosso macchia il muro. Il sangue del piccolo cecchino vola via dopo il colpo ricevuto al fianco sinistro. L'uomo osserva il bimbo crollare a terra, morto.
Si volta e trova la canna di Mary Jane Fica-rotta ancora fumante. Lenny imbraccia il suo fucile e Johnny lo sorregge. “Piccolo figlio di puttana” esclama il militare ferito. “E tu che avevi in mente? Volevi farlo scappare così?!”
Di nuovo, un misto di orribile sentimenti attraversa il cuore di Nick. “Perché lo hai fatto?”
“Perché l'ho fatto? Ehi, questa ti dice niente?!” domanda Lenny indicando adirato la spalla bendata.
“Ma era solo un bambino!”
“Oh sì, solo un bambino... un povero, piccolo e indifeso bimbo con un fucile di precisione”.
“Non era necessario!”
“Necessario? Necessario?!” sbotta Lenny. “Lo so io cos'è necessario: un rapporto dettagliato su tutta questa faccenda! Lasciar andare un cecchino è roba da congedo immediato!”
“Non puoi volerlo fare davvero! Cazzo, hai appena...”
“Ragazzi, adesso finitela...” si intromette Johnny cercando di calmare i suoi compagni.
“Non posso? Ah, no?! Ti va di scommetterci la spalla?”
Stavolta Johnny urla. “Lenny, basta!”
Per un minuto i tre rimangono in silenzio. Poco dopo gli altri due soldati se ne vanno e Lenny borbotta qualcosa sui figli di puttana. Nick rimane lì, da solo, a fissare il piccolo cecchino disteso sul pavimento freddo a pancia in sotto. Il soldato si inginocchia e con delicatezza lo gira; con un flebile colpo di tosse il bambino sputa qualche goccia di sangue.
Respira. Debolmente, ma respira. Un solo secondo di smarrimento iniziale per Nick, che, resosi conto, prende il bimbo in braccio con cautela.

A very merry Christmas
And a happy New Year
Let’s hope it’s a good one
Without any fear.

È talmente sorpreso Hassan che si direbbe paralizzato per lo stupore. Era lì Babbo Natale, proprio di fronte a lui.
L'omone vestito di rosso, fermo fino ad un secondo prima, invece comincia a muoversi. Porta il suo braccio destro all'indietro, come per lanciare la palla di neve che tiene in mano. Ma lo fa piano, piano...
E quando raggiunge una posa simile a quella di un lanciatore di baseball, ecco che Babbo Natale spinge prima in avanti la spalla sinistra, poi tutto il petto. Lentamente, quasi come vedendolo alla moviola. Leeeeento... poi finalmente comincia a muovere in avanti anche il braccio destro, come se volesse davvero tirare la palla contro il bambino. Ma continua a muoversi così piano che Hassan ha il tempo di riprendersi dalla sorpresa, accovacciarsi a terra per raccogliere della neve nel palmo delle mani e a lanciarla dritta in faccia a Babbo Natale, che preso in pieno cade a terra all'indietro.
Si rialza poco dopo battendo i denti per la neve fredda, ma non si accorge di aver perso la barba finta. E allora Hassan lo riconosce.
“BABBO!” grida il piccolo gettandosi fra le braccia di papà Nick. L'uomo lo afferra e lo alza in aria, ridendo tutti e due; infine stringe il bimbo al petto in un caloroso abbraccio. Un abbraccio come quello di un mese prima, quando pur di salvare la vita al piccolo cecchino e poterlo adottare, Nick si è fatto radiare dall'esercito.
Un abbraccio forte e sincero, nel bel mezzo della più innocente e gioiosa delle guerre. E anche se non sarà Babbo Natale, quello vero, per Hassan è pur sempre suo padre.

War is over
If you want it
War is over
Now...

NOTE: il nome del protagonista, Nicholas, deriva da San Nicola di Bari, personaggio che ha dato origine alla figura di Babbo Natale. Hassan, il nome del bambino soldato, in afgano signifca "buono".

venerdì 14 dicembre 2012

Recensione "Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato"

Il Signore degli Anelli è stato, senza dubbio, uno degli eventi cinematografici che come pochi altri si è fatto strada fra la cultura popolare e ha conquistato una gigantesca fetta di pubblico, chi amante del fantasy, del cinema o della letteratura, e chi no.
Ed è dal 2004, da quando “Il ritorno del Re” mise la parola fine alle avventure di Frodo Baggins e della Compagnia dell'Anello, che i fan tolkeniani/jacksoniani aspettavano questo adattamento de “Lo Hobbit”. Abbiamo dovuto aspettare otto anni, in cui si sono sempre contrapposti problemi di ogni sorta (questioni legali, l'abbandono alla regia di Guillermo del Toro); ma alla fine nelle sale cinematografiche è arrivata l'avventura di Bilbo Baggins.

 http://www.cinefilos.it/v2/wp-content/uploads/2012/09/Lo-hobbit-poster-frodo.jpeg?9d7bd4

Cosa dire de “Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato”?
Senza perdere troppo tempo, il film mi è piaciuto. Nonostante fossi scettico per delle scelte decisamente discutibili (la suddivisione in tre pellicole in primis), ho trovato il film un prodotto confezionato nella maniera giusta, un punto d'incontro fra l'epicità della precedente trilogia cinematografica e la spensieratezza del racconto cartaceo.
Ho voluto leggere il romanzo appositamente per sapere cosa aspettarmi e ho notato, pur contando quelle differenze e licenze narrative inevitabili, un'aderenza al materiale d'origine indiscutibile.
Ma andiamo con ordine e parliamo della trama (senza fare troppi spoiler, ovviamente).
Il film si apre con la bellezza di due prologhi: il primo ci mostra i fasti e la caduta di Erebor, regno dei nani sotto la Montagna Solitaria - mentre nel romanzo viene raccontato a Bilbo dai nani; il secondo invece ci mostra il vecchio Bilbo Baggins, nel giorno della festa del suo centoundicesimo compleanno (vi ricorda nulla?), cominciare ad annotare sul libro rosso il suo viaggio inaspettato di 60 anni prima.
Effettivamente il secondo prologo ha l'unica utilità di strizzare l'occhio perlopiù ai fan della trasposizione cinematografica piuttosto che della saga letteraria, ma tant'è; tutto fa brodo.
E poi inizia un flashback, di appunto 60 anni, che finalmente arriviamo al discorso sul “buongiorno” fra il giovane Bilbo e Gandalf il Grigio. E' in questo momento che lo stregone sceglie lo Hobbit come quattordicesimo membro della compagnia dei nani di Thorin Scudodiquercia, intenzionato a riconquistare la Montagna Solitaria e a sedersi sul trono che gli spetta. Bilbo comincia così, con non poca riluttanza, un viaggio attraverso la sempre splendida Terra di Mezzo, anche questa volta interpretata dalla Nuova Zelanda.


http://cdn.blogosfere.it/pellicolerovinate/images/Ian-McKellen-as-Gandalf-the-Grey-in-The-Hobbit.jpg
Un venditore di bottoni.

L'intera vicenda si dipana per la bellezza di due ore e 45 minuti. Una durata del genere, su quelle che nel libro sono a malapena 150 pagine, cosa comporta?
Un adattamento dilatato, che permette agli sceneggiatori di inserire... praticamente tutto. La partenza, l'incontro con i troll Berto, Maso e Guglielmo, l'arrivo a Gran Burrone, e le vicende della compagnia nelle Montagne Nebbiose, per arrivare al finale.
Tutti gli eventi sono quindi riportati nella loro interezza, assieme a una minuziosa cura dei particolari, comprese le canzoni dei nani e i bottoni di Bilbo (chi ha letto il romanzo saprà). Che poi questo comporta anche scene in cui la sensazione di brodo allungato si sente, come l'arrivo dei nani a casa Baggins...
Le rare occasioni in cui si notano dei tagli rispetto al romanzo sono in verità comprensibili, dato che non tutto ciò che viene scritto può essere convertito in maniera assoluta sul grande schermo – ciò che rende a parole potrebbe risultare ridicolo visivamente.
Ho apprezzato molto come hanno modificato la sequenza delle Montagne Nebbiose, più nello specifico il modo in cui Bilbo giunge negli antri più oscuri di esse, fino nella tana di... be', lo sapete. Dirò solo che questa è la sequenza meglio realizzata dell'intero film, oltre che evento cardine degli avvenimenti dell'altra trilogia. Non potevano sbagliarla e sono felice di dire che non l'hanno fatto. E Gollum interpretato da Andy Serkis è una garanzia.

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Tessssssoro.

Ovviamente ci sono state non solo delle modifiche, ma anche delle aggiunte. Nello specifico la bellezza di due sottotrame.
La prima riguarda gli orchi: nel romanzo hanno un ruolo più compresso, qui invece hanno esteso il loro ruolo, da nemici occasionali nel libro a inseguitori dei nani nel film. Anche i Mannari subiscono un ridimensionamento: se nel libro sono un branco indipendente che collaborano spesso con gli orchi, qui appaiono più semplicemente come i loro destrieri.
Inoltre hanno aggiunto la figura del loro comandante, Azog, l'orco pallido, facendolo diventare un'antagonista minore dell'intera vicenda.
L'altra sottotrama, che al contrario della prima viene accennata nel romanzo, è quella del Negromante, uno stregone oscuro che risiede nelle terre del sud. E' questo il punto che lega principalmente le vicende di questa trilogia a quelle della precedente e che permette di avvicinare i toni della storia, scanzonati e fiabeschi nel romanzo, a quelli più epici de “Il Signore degli Anelli”. E ne sono soddisfatto, prima di tutto perché come dicevo questa vicenda nel romanzo viene accennata e nulla di più, viene liquidata con due parole e tanti saluti. In secondo luogo, perché permette l'inserimento di personaggi già conosciuti che non comparivano nel libro. Sto parlando di Lady Galadriel (sempre splendida) e Saruman il Bianco, qui più ambiguo che nei film precedenti ma anche meno coinvolgente; Christopher Lee è invecchiato e si vede, durante il Bianco Consiglio sembra pensare a tutt'altro... forse per effetto di qualche fungo allucinogeno di troppo (questa sarà una delle frasi più ricordate del film, e non in senso buono).

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Saruman prima di essere attratto
dal Lato Oscuro e diventare il Conte Dooku.

Poi c'è Radagast il Bruno, altro stregone che sempre nel romanzo viene appena nominato. Qui ha un ruolo più approfondito, legato alle vicende del Negromante. Interpretato da Sylvester McCoy, ci si accorge fin da subito che il suo carattere “stravagante” è opera di Guillermo del Toro. Il personaggio è un tipo a stretto contatto con la natura, con tanti di nido per gli uccelli nei capelli. La piega comica che gli hanno voluto dare può ricordare a tratti (ahinoi) quell'infausta creazione di Jar Jar Binks. Fortunatamente i momenti di gag vergognose sono ben poche e per il resto Radagast può (può) pure risultare divertente.
Ma stregone bruno o meno, è evidente è che Lo Hobbit tende più alla commedia. Fortunatamente un equilibrio, un punto di incontro con i momenti epici c'è e molte scene comiche, quelle non forzate, fanno ridere.

http://t2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRcbwWLYXRJNBbRQedezfbi8E1n-JuuQ9CmLS8_MkQAUvFMXGFw7sfCZaWO 
Radagast vi osserva. SEMPRE.

Parliamo ora degli attori. Non mi soffermerò su tutti, poiché già la combriccola di nani è numerosa, inoltre molti di essi non hanno ricevuto una caratterizzazione approfondita proprio a causa di un numero esagerato di membri della compagnia. Comprensibile, ma è un peccato (se non fastidioso) che una metà abbondante di essi vengano appena inquadrati. Su di loro dico solo che a volte il trucco è eccessivo: da nasi di gomma a pettinature improbabili. Mi rendo conto che bisognava differenziarli l'uno dall'altro e che tredici ometti tutti con un folto barbone siano antiestetici al cinema, ma poi ti vedi Kili e pensi che quello non è un nano manco per il cazzo.

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 ...

Gli unici che hanno ricevuto qualche attenzione in più sono Dalin e (in minor misura) Fili e Kili, Bofur, Ori e Bwalin. Poi c'è Thorin Scudodiquercia, il leader della compagnia. Il personaggio che praticamente prende il posto di Aragorn all'interno della storia.
Richard Armitrage fa davvero un buon lavoro. Nei panni del burbero, testardo, guerrigliero ma leale Re sotto la montagna è convincente e non sfigura affatto al fianco di Ian McKellen (che manco a dirlo, come Gandalf è sempre perfetto). Ottima prova dunque, spero solo che si riconfermi nelle successive due pellicole e che il pubblico generalista non lo confronti inappropriatamente con Viggo Mortensen, che i loro personaggi sono parecchio diversi.

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Thorin brandisce Orcrist. E non è una bestemmia...

Ma veniamo al piatto forte. Bilbo Baggins interpretato da Martin Freeman.
E' da quando ho visto la serie tv “Sherlock” che seguo con piacere i lavori di Martin, definendolo uno dei più talentuosi attori in circolazione. Peter Jackson era convinto che fosse perfetto tanto che ha smosso mari e fiumi per poter fare in modo che i giorni di ripresa de “Lo Hobbit” non si sovrapponessero con quelli di “Sherlock” (all'epoca stavano girando la seconda stagione). E mai scelta fu più azzeccata, Martin Freeman è un Bilbo Baggins pressoché perfetto. Ogni espressione, ogni movenza – compresa l'abitudine di infilare i pollici sotto le bretelle proprio come nel romanzo, tutto ricorda un vero Hobbit della Contea: abitudinario, nolente nel voler conoscere il mondo al di fuori della propria casa nel terreno. Con quel pizzico di allegria e leggerezza che, in Bilbo, sfocia nella suo desiderio di avventure ormai assopito.
 
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 Bilbo Baggins interpreta Martin Freeman. O forse è il contrario?

Una piccola parentesi sul doppiaggio: alla direzione c'è Francesco Vairano, già direttore della trilogia precedente. Ergo mi aspettavo un gran lavoro, e così è stato.
Traduzioni e adattamento sono buoni, non eccezionali (il difetto di pronuncia di Gollum che in italiano non ha senso, Bosco Atro tradotto anche con Bosco Fronzuto o la pronuncia inglese del nome Thrain mentre per tutti gli altri è rimasta la pronuncia italiana).
Senza perder tempo in nomi e cavoli vari, quasi tutte le voci dei protagonisti principali le ho trovate molto buone, Thorin su tutti. Qualche riserva invece per quella di Bilbo, ma semplicemente perché sono abituato a sentire Freeman in originale e coi sottotitoli, ma non che sia inascoltabile.
Odiosi invece i troll Berto, Maso e Guglielmo, a cui hanno eccessivamente accentuato la loro parlate sgrammatica.
I doppiatori dei vecchi personaggi sono gli stessi, tranne uno: Gianni Musy, il precedente doppiatore di Gandalf, è passato a miglior vita l'estate scorsa.
Quando alla fine è stato annunciato il suo sostituto, mi sono sentito rincuorato: Gigi Proietti. La sua voce calza a pennello ad un Gandalf più giovane e la recitazione di Proietti è ottima. Giusto qualche piccola eccezione, due o tre frasi qua e là nel corso del film dove forse l'intonazione è troppo teatrale, ma due frasi nel corso di un film di 2 ore 45 sono ben poca, pochissima roba. Per quel che mi riguarda, Proietti è promosso a pieni voti! E ne sono sollevato, provate ad immaginatevi come poteva prendere la notizia della morte di Musy il popolo di internet...


 http://www.parodos.it/biografie/im/111a4f50.jpg
 Un branco di nerd pronti a riesumare la salma di Musy. 

Finora, salvo qualche pecca qua e là, sembra tutto rosa e fiori. E invece no.
Di difetti e pure belli grossi, ce ne sono. In primis mi viene in mente la CGI: brutta, ma davvero brutta.
In “Le due torri” e “Il Ritorno del Re” si raggiungevano picchi altissimi, qui c'è stata una regressione e non di poco. I Mannari li ho trovati fintissimi da far schifo, gli orchi, i goblin e i troll sono poco meglio; e nei momenti migliori i personaggi in CGI sembrano usciti da un videogioco. Anche i tre troll e le aquile, poco meglio.
E tutto ciò dove crea il danno maggiore? Nelle scene d'azione, ovviamente, concitate e roccambolesche come piacciono tanto a Jackson. Nella scena di lotta contro i goblin, questi ultimi sembrano pesare qualche grammo al massimo da come capitombolano giù dal ponte. Altro punto a sfavore delle scene d'azione è l'esagerazione, davvero troppa e frustante. Vogliamo parlare dell'albero sradicato che resiste sull'orlo di un precipizio? O del “nano” Kili fermare ben due frecce con la spada? Oppure della lotta coi tre troll a dir poco insulsa per quanto è bambinesca?
Non capisco poi perché dopo tutti gli orchi, goblin e uruk abbastanza convincenti interpretati da attori reali nella Trilogia, adesso ci sia questa voglia di CGI strabordante. Che almeno fossero interessanti gli antagonisti, il Re dei goblin è praticamente piatto come carattere; aggiungiamoci un bel po' di dialoghi imbarazzanti e la CGI scadente fa il resto. Non si salva nulla? Be', Gollum sì. Ma avevamo dubbi al riguardo?

E infine la colonna sonora. I brani veramente nuovi sono giusto due o tre e il restante si rifà pesantemente alla score de “La Compagnia”. I vecchi brani rimangono sempre vecchi, ma la sensazione che siano solo dei riempitivi è deplorevole...

In definitiva, se dovessi dare un voto sarebbe 8-.
Difetti ce ne sono, forse pure troppi considerando gli standard dell'altra Trilogia.
Ma la sfida di partenza, adattare al grande schermo una favola per bambini (come l'aveva definita lo stesso Tolkien) dopo l'epica trilogia, era dura da portare a compimento. E a me personalmente è piaciuto come hanno strutturato questo primo film.
Certo, la sensazione che due film fossero più che sufficienti rimarrà, ma speriamo che aggiustino il tiro per i prossimi. Ora scusatemi ma vado a fumarmi un po' di erba pipa in attesa de “La Desolazione di Smaug”.


http://www.invsoc.org.nz/wp-content/uploads/2012/12/Smaug-Hen.jpg
Un'anteprima esclusiva del secondo film.